venerdì 23 giugno 2017

SINDROME DELL'INTESTINO IRRITABILE - Cos'è, come affrontarla, da cosa è causata, in che modo curarla per tornare in piena forma -

La sindrome dell'intestino irritabile


 
 
 
 E' una condizione molto comune e debilitante, che interessa circa il 10% della popolazione, soprattutto di sesso femminile e con un tasso più alto di prevalenza dai 20 ai 50 anni. È caratterizzata da fastidio o dolore addominale, associati all'alterazione della funzione intestinale ed accompagnati da gonfiore o distensione. Che cos'è la sindrome dell'intestino irritabile? La sindrome dell'intestino irritabile, che una volta veniva definita "colite spastica" o "colon irritabile", si presenta tipicamente con un fastidio o dolore addominale, che migliora dopo l'evacuazione; l'intestino può essere stitico, diarroico oppure di tipo misto, ossia con alternanza fra stipsi e diarrea. Spesso i pazienti sperimentano una riduzione della qualità della vita, e circa il 60% di essi lamenta anche debolezza ed affaticamento. L'andamento è cronico con carattere fluttuante e nel corso degli anni le riacutizzazioni dei sintomi coincidono con eventi stressanti, sia di tipo fisico (es. interventi chirurgici, infezioni virali o batteriche), che di tipo psichico (es. stress, separazioni, lutti). Le donne ne sono interessate in misura doppia rispetto agli uomini. Chi soffre di Sindrome dell'Intestino Irritabile spesso presenta sintomi anche di emicrania, ansia, depressione, fibromialgia, fatica cronica, cistite e problemi nella sfera sessuale. Quali sono le cause della sindrome dell'intestino irritabile? Le cause sono molteplici e, nello stesso individuo, non è riconoscibile un singolo fattore scatenante. Da un lato vi sono fattori psico-sociali, come il comportamento verso le malattie, aspetti cognitivi ed emotivi; dall'altro fattori biologici, come la predisposizione e la suscettibilità individuale, alterazioni della motilità del tratto digestivo, la sensibilità dei visceri, la percezione soggettiva del dolore, la flora batterica ed infezioni intestinali.



A complicare il tutto vi possono essere anche intolleranze ed allergie alimentari, l'utilizzo cronico di farmaci (es anti-infiammatori, antibiotici) e lo stress, che possono avere un ruolo nel determinare e perpetuare la presenza dei sintomi. A livello intestinale c'è il cosiddetto "secondo cervello", che è in continua comunicazione con il nostro "primo cervello". Per questo motivo, molti degli eventi stressanti a livello psichico si riflettono sull'intestino, e viceversa (problemi addominali che causano stress psicologici). La Sindrome dell'Intestino Irritabile si presenta spesso in associazione con altri disordini motori del tratto digestivo, come la dispepsia funzionale e la malattia da reflusso gastroesofageo, così come altre patologie, inclusa la malattia celiaca. Un'alta percentuale dei pazienti, inoltre, presenta cefalea, dolori alla schiena, insonnia, debolezza, fibromialgia, dolore pelvico cronico, e dolore all'articolazione temporo-mandibolare. Quali sono i sintomi della sindrome dell'intestino irritabile? I sintomi tipici sono definiti da criteri diagnostici internazionali (criteri di Roma). Il dolore o fastidio addominale (insorto almeno sei mesi prima della diagnosi) deve essere presente per almeno 3 giorni al mese negli ultimi 3 mesi, in associazione a 2 o più dei seguenti sintomi: 1.Migliora dopo l'evacuazione 2.Inizialmente è associato con modificazioni della frequenza delle evacuazioni 3.Inizialmente è associato con modificazioni dell'aspetto delle feci Altri sintomi possono essere: •Anomala frequenza di evacuazioni (maggiore di 3 al giorno o meno di 3 alla settimana) •Alterata consistenza delle feci •Evacuazione difficoltosa (spinta eccessiva, sensazione di urgenza e di evacuazione incompleta) •Passaggio di muco •Gonfiore o distensione addominale, talvolta alternati Diagnosi La diagnosi si basa sulla classificazione sintomatologica ed è detta di "esclusione", dal momento che i sintomi sono presenti ma non ci sono malattie organiche specifiche che li giustifichino. Se sono invece presenti anche sintomi definiti "di allarme", è necessario procedere con indagini più approfondite (ad esempio la colonscopia) che saranno indicate dal medico curante. I sintomi di allarme generalmente sono: •insorgenza dopo i 50 anni di età •dimagrimento inspiegabile •anemia •febbre •sangue nelle feci •dolore che non migliora dopo l'evacuazione Se i sintomi peggiorano in seguito all'ingestione di certi alimenti, sono indicati test diagnostici per escludere allergie oppure un malassorbimento. Fra gli esami da eseguire per escludere altre cause dei sintomi vi sono: •Colonscopia: consente di esaminare l'intero colon attraverso l'introduzione di uno strumento flessibile con incorporata una telecamera e con un sottile canale attraverso il quale passare la pinza bioptica per eseguire piccoli prelievi di mucosa (biopsie) o per asportare polipi. •Tomografia computerizzata: riproduce immagini degli organi interni, a livello dell'addome e della pelvi. •Breath test al lattosio (o test del respiro): l'esame è utile per verificare se è presente la Lattasi che è l'enzima necessario per digerire gli zuccheri (lattosio) presenti nei prodotti caseari (latticini). Se l'enzima è assente, l'ingestione di latticini può essere la causa di sintomi tipici della Sindrome dell'Intestino Irritabile e l'eliminazione degli alimenti contenenti lattosio può risolvere i problemi. •Esami del sangue per la malattia celiaca: la malattia celiaca è dovuta all'allergia al glutine e si può presentare con sintomi simili alla Sindrome dell'Intestino Irritabile. Trattamenti La strategia terapeutica per la sindrome dell'intestino irritabile si basa principalmente sul trattamento dei sintomi riferiti dal paziente, essendo spesso sconosciuta la causa scatenante. L'approccio iniziale si basa su: •Un'adeguata educazione alimentare e dello stile di vita, cercando di suggerire quali alimenti e bevande possono essere utili o nocivi. •Corretta idratazione ed attività fisica appropriata. •Ai chi soffre principalmente di stipsi verranno suggeriti integratori, lassativi o procinetici a seconda del tipo di stipsi. In caso di diarrea sono utili probiotici (fermenti lattici), antibiotici non assorbibili (es. rifaximina), anti-infiammatori intestinali (es. mesalazina). Nei casi di meteorismo ed eccesso di gas intestinali sono utili enzimi digestivi, integratori a base di probiotici, piante carminative (es. camomilla, melissa, cumino). •Integratori a base di fibre e lassativi osmotici: sia le fibre solubili (es. psyllium, glucomannano) o insolubili (es crusca) che gli osmotici (es. macrogol) sono utili nei casi di associata stipsi e gonfiore. •Farmaci antidiarroici: i farmaci da banco come la Loperamide devono essere utilizzati, con cautela e sotto controllo medico, nei casi di diarrea. •Dieta di eliminazione di cibi "formanti gas": se il sintomo principale è il meteorismo e gonfiore con distensione addominale, è consigliabile la riduzione di alimenti che fermentano come le bevande gassate, l'insalata a foglia larga (es. lattuga), gli ortaggi (es. cavolfiore, piselli, broccoli), i legumi (es. fagioli, ceci, lenticchie), masticare chewing-gum, e la frutta dopo i pasti (è preferibile consumarla lontano). •Farmaci antispastici (o anticolinergici): questa classe di farmaci viene utilizzata per alleviare i dolori e gli spasmi intestinali. Esercitano anche azione anti-gonfiore ma, se assunti ad alto dosaggio, possono peggiorare la stipsi. •Farmaci antidepressivi: se i sintomi si accompagnano ad una riduzione del tono dell'umore, questi farmaci sono efficaci, in quanto aumentano i livelli disponibili di serotonina, che è il neurotrasmettitore maggiormente coinvolto nell'asse cervello-intestino, modulando sia la motilità che l'umore. •Farmaci ansiolitici: sei i sintomi si accompagnano ad uno stato ansioso, ci sono farmaci a base di benzodiazepine con o senza associazione di un antispastico. Solitamente vengono utilizzati nei casi di dolore spastico (crampi) intestinale aggravato da stress psico-fisici. Le Benzodiazepine inoltre esercitano un effetto rilassante la muscolatura intestinale. •Antibiotici non riassorbibili: sono antibiotici che non hanno un'azione sistemica (ovvero sull'intero organismo), ma solo a livello intestinale. Sono utilizzati per contrastare una contaminazione batterica del piccolo intestino che spesso può essere alla base di sintomi quali gonfiore, dolore e meteorismo. •Terapie complementari: diverse terapie non convenzionali si sono dimostrate efficaci nella cura della Sindrome dell'Intestino Irritabile, quali l'agopuntura, la terapia cognitivo comportamentale e le tecniche di rilassamento. Prevenzione Più che la prevenzione, è indicato un comportamento teso ad accettare la malattia e convivere con essa. Solitamente, i pazienti sono in grado di riconoscere eventi particolari che riacutizzano i sintomi; in questi casi è necessario assumere, sul momento, farmaci o integratori in grado di contrastare il dolore, oppure adottare tecniche già sperimentate (attività sportiva, rilassamento, training autogeno) per affrontare al meglio le situazioni "a rischio". LA PRIMA CURA CONSISTE NEL CERCARE DI NON ARRIVARE A STARE MALE - UN TEMPO SI DICEVA: "Prima di trovarsi a curare la bronchite meglio curare un raffreddore!" Quindi una corretta alimentazione, cibi integrali, riposo, fermenti lattici, sostanze nutritive mirate..........











domenica 18 giugno 2017

PERCHE' INVECCHIAMO - COME ARRIVARE FINO A 100 ANNI E OLTRE IN PIENA FORMA

INVECCHIARE BENE ...ANZI, MOLTO BENE ! L'invecchiamento è un processo che interessa tutti gli organismi viventi e che comporta modificazioni biologiche. Nell'uomo si assiste a tali modificazioni del corpo e delle sue funzioni, seguite da un processo di adattamento psicofisico, già dopo i 30 anni; il fenomeno è graduale e progressivo, anche se variabile per ogni individuo. Tuttavia la vecchiaia può assumere un significato positivo e può essere vissuta nel modo giusto ...non è soltanto il momento della saggezza, ma può essere anche quello della creatività. L'invecchiamento fisico L'aumento della popolazione anziana rappresenta un fenomeno importante della nostra società. Rispetto al passato non è variata la durata massima della vita umana, ma quello che si è modificato drasticamente è la percentuale degli individui che raggiungono l'età avanzata. Il numero di anziani in Italia di età compresa fra i 65 e 74 anni è 8 volte maggiore rispetto l'inizio del secolo scorso, mentre gli anziani con età superiore a 85 anni sono aumentati di oltre 24 volte. A conferma di ciò studi compiuti in America, sempre nel secolo scorso, stimavano che solo il 2% della popolazione superasse i 65 anni, mentre attualmente la percentuale è dell'11%, e questa percentuale è destinata ad aumentare. Gli anziani sono sempre più numerosi e raggiungono la vecchiaia in migliori condizioni di salute, merito del progresso sia delle conoscenze scientifiche (riduzione della mortalità per malattie infettive) che delle condizioni socio-economiche (miglioramento dell'igiene e dell'alimentazione). L'aumento della popolazione anziana ha determinato la nascita di nuove discipline: la geriatria (dal greco geros=vecchio, iatros=medico): branca della medicina che si occupa non solo della prevenzione e del trattamento delle patologie dell'anziano, ma anche dell'assistenza psicologica, ambientale e socio-economica. la gerontologia : scienza che studia le modificazioni derivanti dall'invecchiamento. la geragogia : scienza che studia tutte le possibilità per invecchiare bene. Esiste tutt'oggi difficoltà a stabilire l'inizio del processo di invecchiamento, processo caratterizzato dall'aumento dei processi distruttivi su quelli costruttivi a carico del nostro organismo. Si usa comunemente considerare le seguenti fasce di età: età di mezzo o presenile 45-65 anni : gli eventi biologici caratteristici sono la menopausa per la donna e l'andropausa per l'uomo, importanti per le modificazioni bio-umorali (aumento dei grassi nel sangue, della glicemia, predisposizione all'ipertensione arteriosa). senescenza graduale, 65-75 anni : comunemente si indica l'età corrispondente all'inizio della vecchiaia a 65 anni. senescenza conclamata, 75-90 anni : in passato individui di età superiore ai 65 anni mostravano riduzione dell' efficienza psicofisica, ai giorni nostri si assiste alla comparsa di ultrasessantacinquenni efficienti, e si può ridefinire anziano l'ultrasettantacinquenne.In questo periodo le malattie che insorgono tendono a cronicizzarsi ed a determinare interventi assistenziali sociali e riabilitativi. Biologicamente si assiste ad una generale riduzione del numero delle cellule (atrofia) ed una diminuzione dell'efficienza funzionale, accompagnata da modificazioni organiche e predisposizione ad una serie di disturbi. L'invecchiamento psichico La psicologia dell'invecchiamento si occupa dell'anziano nella sua globalità: analogamente ad ogni fase della vita umana non si può prescindere dall'importanza della componente affettiva che determina la modalità di risposta agli eventi della vita. Si è visto che la vecchiaia è caratterizzata da modificazioni in senso peggiorativo, ma si può affermare che non esiste un parallelismo fra le modificazioni delle funzioni in individui diversi (eterocronia dal greco eteros=diverso e cronos=tempo). La modalità di invecchiamento non può prescindere dalla personalità e dalle esperienze, la vecchiaia rappresenta la sintesi del significato dell'esistenza: è nella vecchiaia che si può raggiungere la saggezza. Già nell'antichità si riteneva che la vecchiaia fosse sempre accompagnata da deterioramento mentale permanente, in particolare dal declino patologico delle capacità intellettuali e dell'adeguato controllo dell'emotività (demenza). Leggendo S. Antonio da Padova si trova il termine sene-scere inteso come perdere la cognizione di sé, mentre personaggi come Cicerone (nel De Senectute), Catone e Seneca parlando di vecchiaia mostrano una visione più positiva: la vecchiaia non è solo un processo necessariamente legato al decadimento globale dell'organismo umano. In particolare Catone e Cicerone sottolineavano l'importanza di coltivare molti interessi, fonte di frutti meravigliosi. Recenti ricerche hanno evidenziato la possibilità di sviluppare situazioni creative proprio nella vecchiaia ; studi condotti con modalità diverse hanno dato risultati diversi rispetto al passato: l'anziano può mantenere la sua efficienza psichica globale se sfrutta le risorse residue, ad esempio mediante l'allenamento mentale, e se motivato. Pubblicità Studi anatomo-patologici sul cervello mostrarono che nell'invecchiamento si ha una sclerosi progressiva. Eppure esistono dei casi in cui non sono presenti modificazioni cerebrali. Ciò a conferma della variabilità del processo di invecchiamento (eterocronia) fra gli individui. Attualmente si ritiene possibile un recupero delle funzioni cerebrali (fenomeno detto sinaptogenesi). Le numerose scale di invecchiamento, dal 1950 in poi, dimostrarono che con l'avanzare dell'età diminuiscono funzioni quali la memoria e la capacità di concentramento, frequentemente compaiono alterazioni dello stato emozionale, come avviene nella depressione. Attualmente si è dimostrato che l'anziano è più lento, riflessivo, ma non meno efficiente: i test utilizzati in passato erano caratterizzati da tempi brevi di risposta, ecco che l'anziano non aveva il tempo di risolvere i problemi sottoposti. La biografia di personaggi illustri mostra individui con conservata funzionalità cerebrale anche nella senescenza, anzi molte opere di scrittori, filosofi, artisti, compiute alla fine dell'esistenza, rappresentano il coronamento di tutti i lavori precedenti. Da notare anche la diversità dei risultati ottenuti da studi trasversali, in cui si confrontano individui di diverse età, e studi longitudinali, in cui si controlla un campione di individui per un lungo periodo di tempo. E' intuitivo comprendere come lo studio longitudinale sia particolarmente difficile da portare a termine, sia per l'intervallo di tempo sia per la graduale perdita o rinuncia dei soggetti campione. Gli studi longitudinali confermano che non è la senescenza la condizione patologica, piuttosto sono gli eventi morbosi a creare le condizioni del rapido declino psicofisico. Ma quali sono i fattori che influenzano i processi di invecchiamento? Fattori genetici , anche il sesso può essere un fattore predisponente (il maschio invecchia più precocemente). Educazione e livello culturale che consentono di trovare più facilmente delle alternative di vita alla pensione, di creare delle strategie di sopravvivenza. Benessere economico Interazione e comunicazione Comparsa di malattie invalidanti : l'anziano vive come intrinseca la sua malattia, il suo vissuto è che la malattia appartenga al suo destino. Stile personale di vita , cioè subire o vivere la vita. Appartenenza ad un nucleo socio-familiare , cioè il gruppo, mediante atteggiamenti di conferma o svalutativi, evidenzia gli aspetti positivi e negativi della condizione di vecchiaia. Eventi drammatici : ad esempio la scomparsa di figure di riferimento. Sradicamento dal proprio luogo di origine. E' evidente l'importanza dei fattori sociali. La percezione è la capacità di raccogliere le informazioni esterne attraverso i canali sensoriali. E' quindi legata a due fattori: l'integrazione delle informazioni che avviene a livello del sistema nervoso centrale e l'assimilazione legata al sensi (sistema nervoso periferico). La vista e l'udito sono spesso ridotte e influenzano negativamente la capacità percettiva. Sulla base del principio di costanza percettiva, che dice che la percezione si mantiene costante nel processo di invecchiamento, il cervello cerca di compensare la difficoltà percettiva legata ad una perdita sensoriale stimolando i sensi rimasti integri (principio di conservazione). Con l'avanzare degli anni si affina la capacità di rispondere alla diminuzione di alcune funzioni psicofisiche utilizzando le conoscenze e le esperienze apprese nella vita. E' stato dimostrato che l'attività percettiva migliora se migliorano le condizioni in cui si svolge la stessa: l'ambiente esterno (la società, ma soprattutto il gruppo familiare) può stimolare l'interesse, dare spazio di espressione, non negare le possibili potenzialità dell'anziano. La comunicazione , e quindi le relazioni interpersonali che permettono una vita sociale, dipendono dalla possibilità di percezione. E' noto che l'anziano mantiene integra la memoria Altro elemento fondamentale è la motivazione . La motivazione, in tutte le età, è la spinta propulsiva fondamentale del comportamento, insostituibile strumento di apprendimento. Persino l'utilizzo del computer, strumento estraneo alla cultura dell'anziano, può essere appreso qualora l'anziano sia motivato a farlo. Il pensiero e il linguaggio possono essere conservati, ma per mantenere l'interazione con l'ambiente esterno, l'anziano deve essere in grado di comunicare. Perché ciò avvenga non si può prescindere dall'importanza dell'affettività , del riconoscimento del suo valore all'interno del nucleo sociale in cui vive. Gli affetti giocano un ruolo essenziale nell'agire quotidiano, nell'essere al mondo. La depressione , espressione di profondo disagio, sofferenza psicologica più frequente nell'età senile, comporta la rinuncia alla vita: l'aspettativa di vita è statisticamente limitata, la società invia messaggi di inutilità, si comprende come la volontà di vita dell'anziano per essere mantenuta necessita dell'affetto dei propri cari che affermano l'importanza della sua esistenza. La sessualità dal punto di vista psicologico si può conservare fino ad età avanzata, ma questo è vero anche dal punto di vista fisiologico. Ebbene, l'esercizio sessuale è fondamentale, come l'esercizio di qualsiasi altra funzione organica ; tuttavia appare ancora diffuso il pregiudizio culturale che considera la sessualità in età senile come indecorosa, come se l'anziano non potesse sentire e vivere le proprie emozioni. Creativita' Per invecchiare senza sviluppare demenza (vedi sopra) è necessario che l'anziano mantenga attive le funzioni cerebrali. Per creatività si intende l'espressione di sé stesso, le cui modalità di esecuzione sono vastissime. Un esempio storico eclatante è Sofocle che morì a 80 anni: Iofone, figlio legittimo, per avere l'eredità prima della sua morte lo portò in tribunale dichiarandone l'infermità di mente. Ebbene Sofocle diede esempio di grande creatività quando, per mostrare la sua lucidità, recitò a memoria dei versi. Ancora, si pensi a Giuseppe Verdi, Alessandro Manzoni, che nella vecchiaia produssero le loro opere migliori, Monet, Picasso, Goja, Rembrandt, Charlie Chaplin. Nel mondo dell'arte è facile trovare vecchi creativi. Pablo Picasso, Vecchio seduto, 1970-71. La creatività è caratteristica del mondo evolutivo del bambino. E' fondamentale per la sua crescita. Ma la creatività diminuisce sempre di più in un società ratiomorfa, come la nostra, che privilegia la forma, il pensare secondo una logica comune, non il differenziarsi. Nell'età senile la funzione della creatività si può manifestare nelle piccole azioni quotidiane , come ad esempio nella creazione di pietanze originali. Questo può valere in diverse condizioni di aggregazione: all'interno della coppia, del gruppo, ma anche individuale. Al riguardo molto interessanti sono le iniziative culturali della università della terza età. Lo specialista psicologo può rappresentare un valido aiuto per l'anziano nel riconoscere e svelare le potenzialità creative. Qualora vengano evidenziate le capacità creative, la qualità della vita migliorerà radicamente. Molto stimolante è il rapporto nonno-nipote . Esiste spesso la difficoltà di esprimersi dei bambini con i propri genitori impegnati a lavorare; la relazione fra nonno e nipote faciliterà la possibilità di espressione di entrambi: il nonno è un interlocutore che interagisce raccontando eventi del passato modificati per facilitarne la comprensione, rendendoli più piacevoli con un pizzico di invenzione. Il racconto di eventi passati diventa strumento per stimolare la funzione creativa. L'interazione nonno-nipote diventa un elemento utile ad entrambi. Relegare gli anziano non rappresenta una soluzione utile. Le soluzioni per il futuro degli anziani dovrebbero essere concordate e scelte in chiave positiva, evidenziando cioè le qualità residue utili al fine di esprimere se stessi. L'anziano dovrebbe essere sempre posto nelle condizioni di sviluppare la creatività, tramite fatti-azioni concreti. Speranze e timori Il timore più grande per l'anziano non è la morte, che magari rifiuta inconsapevolmente, piuttosto la malattia, l'abbandono, il disprezzo delle persone con cui ha sempre vissuto, il rifiuto da parte del suo nucleo familiare. Le soluzioni di ieri non sono più attuali, le scoperte scientifiche allungano sempre più la durata della vita. Nei paesi industrializzati la popolazione anziana rappresenta sempre più una percentuale importante: è indispensabile che la longevità sia caratterizzata da anni di salute e non di malattia, invalidità e indipendenza.Bisogna considerare tre aspetti, intimamente collegati fra di loro: Preventivo: una buona prevenzione ha il compito di proteggere e mantenere le risorse psicofisiche, quindi di ridurre le necessità di trattamento (prevenzione medica) e di riabilitazione. E' necessario stimolare i rapporti con l'esterno , insegnare la geragogia, inserire nel mondo del lavoro la possibilità di avere l'età di pensionamento flessibile , stimolare il volontariato, non solo verso coetanei della terza età, ma anche utilizzando l'esperienza dell'anziano utili per l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro (esperienza già svolta con successo da 5 anni ad Ivrea). Si potrà allora affermare che invecchiare è un crescere ancora, un recuperare la propria espressione. Terapeutico : l'anziano presenta spesso la compromissione di più organi, la cui terapia consiste nella somministrazione di più farmaci. Diversi studi hanno evidenziato un abuso farmacologico, in particolare di psicofarmaci: analogamente ai bambini irrequieti, agli anziani depressi vengono somministrati sostanze farmacologiche. Attualmente si è mostrata efficace associare (o sostituire, quando possibile alla terapia con psicofarmaci) la psicoterapia sistemica , che aiuta a creare forme di strategie comportamentali più adatte ai bisogni individuali: la depressione è la reazione ad una situazione che appare senza via di uscita, ed esistono tecniche che vengono proposte per riportare l'anziano ad una realtà che può ancora arricchire. Riabilitativo : le strutture di riabilitazione svolgono un ruolo importante nel ridurre i tempi di degenza nei reparti ospedaliero con sollievo per il paziente anziano e contenimento dei costi per la sanità. Ogni volta che un anziano si ammala e viene ricoverato si mette a dura prova il suo fragile equilibrio . L'allontanamento dalle mura domestiche gli fa perdere il senso e i confini della realtà, il ricovero appare come un evento drammatico che può comportare la morte.Gli anziani che necessitano di un intervento riabilitativo dopo la fase acuta di una malattia possono venire seguiti a livello extraospedaliero mediante il servizio dell'Assistenza Domiciliare Integrata ; nel caso di grave compromissione psicofisica negli istituti di lungodegenza riabilitativa e nelle residenze sanitarie assistenziali. Si ringrazio il Prof. Marcello Cesa-Bianchi ( Ordinario di Psicologia, Direttore dell'Istituto di Psicologia della Facoltà Medica - Università di Milano) per la parte dedicata all'invecchiamento psichico.