mercoledì 3 ottobre 2018

ALZHAILER come prevenirlo, come affrontarlo........?

Con lo stile di vita si può prevenire l’Alzheimer

                                                                       

Esercizio fisico, alimentazione e sonno sono solo alcuni dei parametri che potrebbero incidere sull’insorgenza della malattia stando alle ultime ricerche presentate alla conferenza dell’Alzeheimer’s Association, in corso a Copenhagen.

I potenziali fattori di rischio, di per sé, non sono sorprendenti: fumo, diabete, ipertensione, scarso esercizio fisico, depressione e sovrappeso di mezza età sono già nel mirino della prevenzione di patologie cardiovascolari e altri disturbi. La novità è, invece, che fare leva sullo stile di vita, tenendo controllati questi parametri, potrebbe prevenire un terzo dei casi di Alzheimer. E’ quanto emerge dall’annuale Alzheimer’s Association International Conference, in corso a Copenhagen fino al 17 luglio, che riunisce i maggiori esperti mondiali di demenze senili.
Senza causa nota né cura, l’Alzheimer è una delle sfide sanitarie del millennio. Le attuali stime prevedono 106 milioni di persone colpite entro il 2050, quasi il triplo dei casi rispetto ad oggi. Poche le certezze sui meccanismi di insorgenza della malattia e fattori predisponenti, l’unico confermato è l’età avanzata. Da un lato lo sviluppo di molecole capaci di oltrepassare la barriera ematoencefalica, l’odierno ostacolo all’efficacia delle terapie non ha ancora dato risultati soddisfacenti, dall’altro si cercano altre vie per rallentarne l’avanzata nella popolazione mondiale, sempre più longeva. «Determinare i fattori che possono aumentare o diminuire il rischio di Alzheimer e altre demenze è invece un punto centrale della sfida a questa ‘epidemia’ – commenta Heather Snyder, direttore scientifico dell’Alzheimer’s Association – Abbiamo ora un’idea più chiara delle possibilità con cui ridurre il rischio attraverso un cambiamento comportamentale e abbiamo imparato che questi fattori protettivi possono cambiare lungo il corso della vita. Gli studi presentati sottolineano il bisogno di finanziare studi più ampi e a lungo termine per poter sviluppare una sorta di ‘prescrizione’ dello stile di vita: ad esempio, quali cibi consumare e quali evitare oppure quanta attività fisica va fatta e di quale genere». Stando alle stime di un team dell’Università di Cambridge, pubblicate su The Lancet Neurology, ridurre del 10 per cento i fattori di rischio come diabete, obesità o ipertensione, potrebbe prevenire un terzo dei casi di Alzheimer.
Tra le ipotesi presentate nel corso nel congresso, molta attenzione sull’attività fisica. I ricercatori della Mayo Clinic, negli Stati Uniti, hanno osservato i benefici dell’esercizio fisico nella terza età: in uno studio, su 280 soggetti e durato tre anni, è emerso che un’attività regolare rallenta la progressione del deterioramento cognitivo lieve (MCI, mild cognitive impairment), considerato l’anticamera dell’Alzheimer. In un secondo studio, sempre triennale e su 1.830 anziani, una leggera e regolare attività fisica ha dimostrato di essere associata a una minore incidenza di MCI. Tra le ricerche presentate, anche quella della Università della California che mette in luce il possibile legame tra disturbi del sonno e demenza, condotta su 200 mila veterani di mezza età: insonnia o apnee notturne sono state correlate a un’incidenza aumentata del 30 per cento. Infine, numerose le conferme sul legame con alimentazione, per cui da anni si pensa che la dieta mediterranea potrebbe essere una sorta di ‘medicina’ per l’Alzheimer, malattie cardiovascolari e ipertensione.

Alimentazione e alzheimer

Alimentazione e alzheimer


La demenza è un termine generico utilizzato per descrivere il declino delle facoltà mentali con una gravità tale da interferire con le normali attività quotidiane. A livello mondiale si calcola siano 46,8 milioni le persone affette da una forma di demenza, in Italia sono più di 1,2 milioni, una cifra destinata a raddoppiare ogni 20 anni. Il morbo di Alzheimer è una patologia neurodegenerativa ad andamento progressivo, rappresenta la più comune forma di demenza che determina una graduale perdita delle funzioni cognitive e dell’autonomia della persona, la perdita di memoria è l’esempio più evidente di questo declino. Il morbo viene spesso erroneamente definito come “demenza senile” in quanto la maggior parte delle persone colpite ha più di 65 anni, tuttavia non sono solo gli anziani  ad essere colpiti. Il 5% di coloro che soffrono di questa malattia riscontra un’insorgenza precoce (insorgenza anticipata) che spesso appare tra i 40 e i 60 anni. Il decorso è molto variabile, tuttavia, le attività quotidiane molto semplici possono diventare via via sempre più complicate per il malato. Al momento non esiste una terapia definitiva per questa patologia, pertanto risulta fondamentale adottare tutti quei comportamenti che possono prevenirla o rallentarne il decorso.

Alimentazione e qualità della vita

L’alimentazione riveste un ruolo fondamentale nella persona che soffre di malattia di Alzheimer ; permette infatti di preservare uno stato di salute ottimale nonostante la demenza spesso induca una malnutrizione. I disturbi mnemonici e cognitivi, la difficoltà nell’eseguire gesti abituali ed eventuali alterazioni del gusto e dell’olfatto o del centro che regola fame e sazietà (problematiche che possono manifestarsi in concomitanza della malattia) possono intervenire nel compromettere la capacità di alimentarsi in modo equilibrato e corretto .
Occuparsi dell’alimentazione del malato è fondamentale per cercare di prevenire altri disturbi dovuti a scorretti regimi alimentari che si sovrapporrebbero ad una già difficile gestione della malattia. Possiamo riconoscere due atteggiamenti diversi e tendenzialmente opposti nel malato di Alzheimer, entrambi importanti da riconoscere e da correggere per non creare squilibri clinici.


  1. Alimentazione smisurata. Mangiare con avidità più del necessario senza rispettare l’ordine dei piatti (colazione, primo, secondo, cena) a volte ingurgitando il cibo che potrebbe essere tagliato male o cotto in modo incompleto andando incontro al rischio di soffocamento o di intossicazioni. Il rischio principale legato a questo tipo di atteggiamento è di sviluppare nel tempo obesità. Per evitare ciò, potrebbe essere utile ricorrere a spuntini non troppo calorici (verdure crude, frutta, yogurt, grissini senza sale aggiunto…); limitare le porzioni di cibo nel piatto; non tenere il cibo in vista; monitorare il peso corporeo settimanalmente.
  2. Alimentazione carente. Dimenticarsi dei pasti, mangiare con selezione e resistenza introducendo meno cibo rispetto al fabbisogno energetico, potrebbe portare ad un rapido dimagrimento e lo sviluppo di uno stato di malnutrizione che può comportare una riduzione della massa muscolare, un fenomeno già in atto nelle persone anziane. In questi casi potrebbe essere utile controllare la quantità di cibo effettivamente introdotto, ad esempio attraverso la compilazione di un diario, e utilizzare cibi con elevato valore nutritivo come latte e derivati, Grana Padano DOP, yogurt intero, ma anche alimenti con elevato valore energetico come burro, olio, miele.

Assistere con rispetto


L’alimentazione di ogni persona è radicata nelle abitudini costruite nei decenni che formano convinzioni difficili da sradicare per tutti, non solo per chi soffre del morbo di Alzheimer. Vi sono comunque piccole regole che aiutano coloro che vogliono avvicinarsi il più possibile ad un modo sano di alimentarsi:

  • Comprare solo quello che si deve mangiare, mettere in tavola solo le porzioni.
  • Rispettare i momenti destinati all’alimentazione: colazione del mattino, spuntino di metà mattina , pranzo, merenda, cena.
  • Rispettare la composizione dei pasti principali: primo, secondo, frutta.
  • Masticare bene e mangiare lentamente.
La persona ammalata di Alzheimer, con tutte le sue disfunzioni, va seguita e sostenuta con grande attenzione e rispetto, ma anche incoraggiata alle buone pratiche e questi semplici accorgimenti aiuteranno chi assiste il malato, man mano che si aggraverà la sua perdita di autonomia.

Raccomandazioni generali


  • Seguire una dieta equilibrata che contenga carboidrati, proteine, grassi nelle giuste quantità, vitamine, sali minerali e fibra per soddisfare tutti i fabbisogni nutrizionali; è fondamentale assumere una corretta quantità di liquidi .
  • Variare liberamente il menù quotidiano, se non sono presenti patologie che determinano scelte controllate, tenendo conto dei gusti e delle preferenze della persona, ma rispettando la frequenza giornaliera e settimanale degli alimenti fondamentali : latte e latticini, carne, pesce, verdura, frutta.
  • Rendere piacevole il momento del pasto, rispettando le sue abitudini d’orario e di ambiente, e dedicando particolare attenzione alla tipologia e alla presentazione dei cibi; concedere tutto il tempo necessario per mangiare.
  • Presentare un cibo per volta in piatti diversi, magari già tagliato a pezzetti, con posate adeguate, in modo da non provocare ansia.
  • Controllare la postura durante il pasto, per evitare che il cibo passi nelle vie aeree e controllare la bocca in caso di dentiera per verificare la sua stabilità.
  • Assicurarsi della corretta temperatura dei cibi perché l’ammalato di Alzheimer potrebbe non essere in grado di distinguere se un alimento è caldo o freddo.
  • Suggerire con tranquillità semplici indicazioni come per esempio: “mastica”, “deglutisci”, “bevi” facendo in modo che la persona ammalata non abbia paura di sporcare, rovesciare o rompere qualcosa.
  • Incoraggiare a mangiare senza aiuto, ma solo con la supervisione, per quanto più tempo possibile (in commercio esistono ausili che possono essere utili come tovagliette antiscivolo, piatti termici, posate con impugnatura adattata, bicchieri con beccuccio).
  • Prestare attenzione ai pericoli presenti nell’ambiente domestico: acqua bollente, forno a gas, oggetti appuntiti, detersivi che è opportuno conservare in luoghi difficilmente accessibili.

Alimentazione come prevenzione del decadimento cognitivo

Esiste una dieta che prevenga la malattia di Alzheimer? Purtroppo si tratta di una patologia multifattoriale, quindi la sola alimentazione non può evitarne la comparsa, tuttavia, al momento possiamo dire che, al fine di prevenire il decadimento cognitivo e preservare le funzioni del nostro cervello, è bene attenersi ad alcune indicazioni nutrizionali e comportamentali quali:

  • Assumere giornalmente e in abbondanti quantità cibi di origine vegetale : verdura, legumi, frutta, cereali integrali.
  • Assumere giornalmente adeguate quantità di vitamina E , potente antiossidante, ad esempio attraverso il consumo di una piccola porzione di noci, mandorle, nocciole o altri semi oleaginosi, 3/5 cucchiaini di olio extravergine di oliva.
  • Assumere giornalmente adeguate quantità di vitamina B12 ad esempio attraverso latte e derivati, Grana Padano, uova, carne e pesce .
  • Evitare il più possibile l’assunzione di grassi saturi della carne (mangiarla togliendo sempre il grasso visibile) in particolare grassi trans (presenti in molti snack e merendine ed indicati in etichetta con la dicitura "oli parzialmente idrogenati")
  • Svolgere regolare attività fisica di tipo aerobico . Si raccomandano almeno 150 minuti (ottimali 300) di esercizio fisico settimanale.
  • Mantenere la mente allenata dedicandosi a giochi di ragionamento come cruciverba, Sudoku e testi per imparare.

mercoledì 14 febbraio 2018

ANGIOMA - Cos'è, come nasce e come intervenire

ANGIOMA

Cos'è, come insorge e come possiamo intervenire









L’angioma è una lesione congenita, benigna, dei vasi sanguigni (emangioma) o linfatici (linfangioma) che determina la dilatazione delle strutture vascolari. Può essere congenito o comparire durante l’infanzia o in età adulta. In alcuni casi può anche regredire e scomparire.
Gli angiomi possono essere considerati come tumori benigni del tessuto vascolare.
L’angioma piano può apparire antiestetico, a seconda della sua estensione o della sua posizione.
Le sottili ramificazioni dell’angioma stellato partono da un vaso centrale.Malformazione a carico del sistema vascolare: arterie, capillari, vene e vasi linfatici.
Se l’angioma deriva dal tessuto vascolare ematico (del sangue), si parla di angioma “”rosso”” o emangioma; è questo il caso di gran lunga più frequente. Anche i vasi che fanno parte del sistema linfatico possono andare incontro a proliferazione, formando spazi vascolari ripieni di linfa (linfangiomi), di solito localizzati in aree ben definite dell’organismo (soprattutto al collo).

Tipi di angioma

Gli angiomi rossi

Gli emangiomi in genere sono presenti alla nascita, oppure compaiono sulla cute del bambino entro breve tempo; un esame accurato rivela la presenza di angiomi in circa un terzo dei neonati. Si tratta, come si vede, di una situazione assai diffusa. La maggior parte degli angiomi regredisce spontaneamente con la crescita del bambino; solo una piccola parte di quelli presenti alla nascita persiste e richiede trattamento medico oppure chirurgico. Seri problemi di natura più strettamente medica possono invece insorgere se l’angioma è voluminoso e mette in comunicazione le sezioni arteriose della circolazione sanguigna con quelle venose, creando notevoli turbe dell’emodinamica (cosiddetti “”aneurismi cirsoidi””, che si vedono soprattutto nel braccio).
Un angioma voluminoso può anche suscitare problemi, a volte gravi, di natura emorragica in seguito ad una lesione traumatica. La malformazione cutanea nota come “”voglia di vino”” (o nevus flammeus””) è una forma di angioma, di solito presente alla nascita, dovuta alla dilatazione superficiale dei capillari sanguigni. Si tratta di chiazze piane, non rilevate sulla cute circostante, rosse o intensamente violacee, talora quasi blu, più frequenti nella zona nucale. Questo tipo di angioma generalmente non regredisce con la crescita del bambino e a tutt’oggi non esiste un trattamento efficace. Non causa problemi medici, ma può dare luogo ad un notevole danno estetico se è localizzato al viso; in questo caso si può tentare una laser-terapia, che è efficace ma espone a recidive, del resto non pericolose.

Emangioma capillare

L’emangioma capillare è invece una forma ben distinguibile dalla precedente, che si sviluppa in genere pochi giorni dopo la nascita, è rilevata sulla cute circostante ed ha colorito rosso intenso. Inizialmente tende ad ingrandirsi, ma poi regredisce in genere spontaneamente prima che il bambino raggiunga l’età di 4 o 5 anni. Per queste lesioni, dunque, non è indicata alcuna terapia prima di tale età, proprio perché la tendenza è verso la regressione spontanea. Se questa non avviene, si può istituire una terapia chirurgica per ragioni estetiche. L’emangioma cavernoso è una voluminosa lesione composta di spazi vascolari assai ampi, rivestiti da cellule endoteliali ben differenziate.
Sono questi gli angiomi che possono costituire comunicazioni atero-venose e dare luogo a problemi emodinamici, ossia di circolazione sanguigna. Raramente scompaiono spontaneamente; di solito è indicata l’asportazione chirurgica.

Gli angiomi linfatici

Gli angiomi che prendono origine dal tessuto linfatico sono costituiti da spazi di variabile ampiezza delimitati da cellule endoteliali. Con l’esame microscopico, è possibile distinguere tre tipi di linfangiomi: semplici, cistici e cavernosi. Il linfangioma semplice si presenta come un rilievo biancastro che si accresce con grande lentezza: si forma quasi sempre nel tessuto sottocutaneo del collo.



I linfangiomi cistici sono quasi sempre congeniti, si formano nel collo e possono superare le dimensioni di una grossa arancia, circondando la trachea e l’esofago. Le forme cavernose hanno l’aspetto di masse voluminose e tenere.

Gli angiomi maturi o angiomi piani

Sono malformazioni molto frequenti del sistema vascolare che si sviluppano a partire da capillari del derma superficiale. Sono le classiche “voglie” o “macchie color vino” che, malgrado l’aspetto talvolta impressionante, non comportano alcun disturbo funzionale. Nel tempo, l’angioma piano si estende, assume una colorazione più scura e si ricopre di noduli in rilievo. Per trattarlo si ricorre al laser vascolare. Poiché i risultati non sono sempre perfetti, è spesso necessario ripetere l’operazione.


Gli angiomi stellati o teleangectasie

Sono malformazioni del sistema vascolare e si presentano come piccole macchie rosse a forma di stella, lievemente in rilievo. Localizzati soprattutto al viso e alle estremità, sono favoriti dalla gravidanza. Compaiono anche nelle cirrosi alcoliche. Qualora non scompaiano spontaneamente, possono essere trattati mediante elettrocoagulazione in anestesia locale.

Gli angiomi capillarovenosi

Sono malformazioni rare del sistema vascolare e si presentano come sporgenze bluastre situate sul percorso venoso che aumentano di volume durante uno sforzo.
Possono essere trattati mediante iniezione di prodotti sclerosanti o ablazione chirurgica; impongono esami complementari prima dell’intervento.

Angiomi digestivi

Gli angiomi digestivi più diffusi sono gli angiomi epatici e quelli del tubo digerente.

Angiomi epatici

Gli angiomi epatici sono malformazioni che hanno origine da strutture vascolari epatiche. Salvo eccezioni, sono asintomatici e di solito vengono individuati casualmente durante un’ecografia. Se di diametro superiore a 3 cm possono essere confusi con alcuni tumori epatici; è pertanto necessario ricorrere a TC o risonanza magnetica per stabilire la diagnosi. Il trattamento, chirurgico, si impone soltanto se l’angioma è particolarmente voluminoso.

Angiomi del tubo digerente

Gli angiomi del tubo digerente o angiodisplasie, sono malformazioni originate da strutture vascolari del tubo digerente. Non danno luogo ad alcun disturbo funzionale reale, ma possono causare emorragie improvvise o continue. Sono diagnosticati mediante esame endoscopico o arteriografia. Il trattamento, necessario soltanto in caso di emorragia, prevede l’eliminazione dell’angioma durante un’endoscopia o un’arteriografia.

Angiomi ossei

Gli angiomi ossei si sviluppano prevalentemente sulle vertebre (angiomi vertebrali). In genere asintomatici, sono diagnosticati con una radiografia del rachide, che mostra il caratteristico aspetto “a griglia” della vertebra colpita. Non è necessario alcun trattamento, ma, nei rarissimi casi in cui l’angioma causi dolore o sia responsabile di segni neurologici, può essere trattato mediante vertebroplastica (iniezione di cemento nella vertebra), intervento chirurgico o radioterapia.


Angioma a ciliegia

Papula in rilievo formata da un ammasso di minuscoli vasi sanguigni cutanei. Gli angiomi a ciliegia, piccole sporgenze emisferiche di diametro compreso tra 1 e 5 mm, di colore rosso o porpora, sono ben delimitati e appaiono come appoggiati sulla pelle. Compaiono dopo i 40 anni, soprattutto nel tronco e alla radice degli arti. Talvolta associati a un’insufficienza epatica o, nella donna, a un eccesso di estrogeni (gravidanza, pillola contraccettiva), queste lesioni non hanno generalmente alcun significato patologico.
Benché l’angioma a ciliegia non richieda alcun trattamento, per ragioni estetiche è possibile eliminarlo con elettrocoagulazione al laser all’anidride carbonica o al laser vascolare; può però restare un piccolo segno.

Localizzazione degli angiomi

La localizzazione può essere superficiale (cute, mucose) o profonda (visceri, per esempio cervello, fegato, polmoni e ossa); in quest’ultimo caso sussiste il rischio di emorragie.
Gli angiomi cutanei si distinguono in immaturi, maturi, o piani, stellati e capillarovenosi.
Gli angiomi immaturi sono malformazioni del sistema vascolare, frequenti nei lattanti, che si sviluppano nel derma superficiale.
Possono assumere due forme: gli angiomi tuberosi, o a fragola, formano rilievi più o meno voluminosi, ben delimitati e di colore rosso vivo; gli angiomi sottocutanei sono meno superficiali e il rilievo può essere ricoperto da pelle di colore normale o bluastro.

Diagnosi degli angiomi

La diagnosi si basa sull’angio-RMN, meno invasiva dell’arteriografia, che consente di localizzare con precisione la malformazione e di valutarne le dimensioni. La complicanza più importante è la possibile rottura di un aneurisma, con conseguente emorragia cerebrale e cerebromeningea.

Terapia e cura degli angiomi

Poiché nella maggior parte dei casi gli angiomi immaturi regrediscono spontaneamente, non procedere ad alcun trattamento è la scelta più ragionevole. È quindi sufficiente tenere sotto controllo l’angioma, sempre che non sia localizzato in una zona funzionalmente rilevante (palpebre per la vista, laringe per la respirazione, labbra per la dentizione). In tal caso è possibile ricorrere a corticoterapia o all’ablazione chirurgica.
È inoltre possibile proporre un trattamento mediante embolizzazione (ostruzione dei vasi di collegamento con una sostanza occludente, depositata tramite sonda intravascolare guidata radiologicamente), in alcuni casi come completamento dell’intervento chirurgico.


Sindrome di Van Bogaert Divry

Sindrome ereditaria caratterizzata da angiomatosi cutanea associata a meningite cerebrale, che provoca progressiva demielinizzazione della sostanza bianca, emianopsia e teleangectasie cutanee.
Il quadro clinico comprende disturbi piramidali ed extrapiramidali, epilessia, demenza progressiva. L’esordio della malattia av viene in età infantile. L’ereditarietà è di tipo autosomico recessivo.

Sindrome di Sturge-Weber

Sindrome di Sturge-Weber. La patologia si manifesta con un angioma piano su quasi tutta la metà del volto, cui conferisce una colorazione rossoviolacea.

Definizione medica

Disturbo ereditario complesso che coinvolge cervello, occhi ed epidermide. Il quadro clinico è costituito dall’associazione di un nevo color vino su un lato della faccia, glaucoma, idroftalmo, angioma delle leptomeningi, una caratteristica calcificazione subcorticale nella parte posteriore del cranio visibile all’esame radiografico. La condizione è presente alla nascita e colpisce entrambi i sessi. L’eziologia è sconosciuta.

Definizione per il paziente

Sindrome congenita in cui si associano un angioma piano (macchia color vino), che si estende su tutto un lato del volto e in particolare nella regione della palpebra superiore e dell’orbita, un angioma (tumore benigno) localizzato nella faccia esterna del cervello e, talvolta, un angioma della coroide (membrana nutritizia della retina).
La malattia di Sturge-Weber è per lo più benigna e asintomatica.
Tuttavia, in certi casi, nel corso degli anni può causare emiplegia, ritardo mentale ed epilessia; nell’occhio colpito può inoltre svilupparsi un glaucoma, responsabile di una perdita unilaterale della vista, parziale o totale.
La presenza di un angioma esteso sul volto di un neonato deve indurre a praticare esami radiologici cerebrali (TC e risonanza magnetica) alla ricerca di un eventuale angioma meningeo. Occorre praticare anche l’esame dell’occhio.


L’angioma può essere sottoposto a moderne tecniche terapeutiche, in particolare con laser pulsato.
Nelle forme gravi è necessario un intervento chirurgico sulle parti del cervello colpite.
In altri casi i neurologi pediatrici possono proporre, per i bambini in tenera età presumibilmente affetti dalla sindrome, un trattamento preventivo con anticonvulsivanti, allo scopo di evitare l’insor genza di crisi epilettiche prolungate.
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TUMORI BENIGNI E MALIGNI - Tutte le novità........

TUMORI BENIGNI

 
 
Sentirsi dire che un tumore è benigno è senz'altro fonte di sollievo. Ciononostante, a volte occorre comunque intervenire perché la massa in crescita potrebbe creare problemi agli organi circostanti
 
 Non è cancro, ma non è da trascurare
Nel 2011, per la prima volta, i tumori benigni del cervello e delle altre parti del sistema nervoso vengono inclusi nel Rapporto annuale sul cancro, prodotto dalle autorità statunitensi. Per definizione un tumore benigno non è cancro, qual è dunque il motivo di questa scelta? "La decisione di inserire anche queste malattie tra quelle di cui tener conto nei registri nazionali" spiega Betsy A. Kohler, direttore esecutivo della North American Association of Central Cancer Registries, "dipende dalla necessità di seguire anche il loro andamento e quantificarne il peso che può essere rilevante per i pazienti così come per la società".
Se il tumore è benigno, non si parla di cancro. Le cellule che costituiscono un tumore benigno sono considerate tumorali perché si moltiplicano più del dovuto, formando una massa che può assumere anche dimensioni considerevoli. Diversamente da quelle del cancro, però, queste cellule conservano le caratteristiche del tessuto di origine e non hanno la tendenza a invadere gli organi circostanti, né a produrre metastasi in altre parti del corpo diffondendosi attraverso i vasi sanguigni o linfatici.
La massa che si forma a causa di questa crescita eccessiva resta sempre ben delimitata, spesso racchiusa in una sorta di capsula. Perché allora i medici in alcuni casi ritengono di doverla asportare con un intervento chirurgico o con la radioterapia? A volte perché, pur essendo di natura benigna, la formazione potrebbe col tempo degenerare e assumere le caratteristiche di un cancro. Altre volte perché, solo dopo averla asportata, è possibile esaminarla ed escludere la presenza di cellule maligne.
Nonostante la natura benigna, spesso confermata da analisi istologiche, è possibile che la massa tumorale provochi disturbi. È quel che succede per esempio quando il tumore benigno, che per definizione mantiene le caratteristiche del tessuto di origine, si sviluppa in una ghiandola e produce quindi in quantità eccessiva alcune sostanze, soprattutto ormoni, che alterano il delicato equilibrio all'interno dell'organismo.
Altre volte i sintomi dipendono dalla localizzazione del tumore, che, crescendo, può comprimere i vasi sanguigni o gli organi vicini, provocando dolore o sintomi di natura molto diversa.
Il caso più importante e particolare è quello dei tumori al cervello, che nella loro crescita sono ostacolati dalla rigidità della scatola cranica. La compressione che ne deriva può portare a forti mal di testa, convulsioni, disturbi d'equilibrio, della vista e dell'udito, alterazioni dell'olfatto, difficoltà di memoria, di concentrazione o di linguaggio, nausea e vomito. Per questo i tumori benigni del cervello possono essere più gravi di quelli di altre sedi e richiedono più spesso, quando possibile, un intervento.
Anche i tumori benigni, quindi, in certe situazioni, possono provocare malattie serie e richiedono perciò attenzione da parte del medico e del paziente.



Quali sono i tumori benigni più comuni e rilevanti
 
 
  • Lipomi
    Sono tra i tumori benigni più comuni. Originano dal tessuto adiposo in qualunque parte del corpo, ma più spesso sul collo, sulla schiena, sulle braccia. Per lo più non provocano disturbi, ma possono essere dolorosi o fastidiosi se localizzati in posizioni particolari o nel caso vadano a comprimere nervi.
  • Angiomi
    Questi tumori dei vasi sanguigni, se si trovano sulla cute, soprattutto in aree esposte come quelle del viso, possono creare problemi estetici; negli organi interni possono passare inosservati, essere scoperti per caso, raramente provocare emorragie.


  • Meningiomi
    Si formano a partire dalle meningi, le sottili membrane che ricoprono il cervello e il midollo spinale. Talvolta non provocano disturbi, ma in relazione alla loro posizione e alle loro dimensioni possono comprimere gli organi sottostanti e dunque richiedere un intervento.
  • Neurinomi del nervo acustico
    Crescono per lo più in corrispondenza del canale uditivo interno e possono associarsi a malattie ereditarie come la neurofibromatosi, caratterizzata dalla formazione di altri tumori benigni dei nervi, visibili come rilievi della cute. Spesso determinano una compromissione dell'udito di entità variabile o possono dare disturbi dell'equilibrio.
  • Adenomi dell'ipofisi
    Sono tumori benigni che si formano a partire dalle cellule della ghiandola pituitaria, l'ipofisi, una piccola struttura posta alla base del cranio che, attraverso la produzione di ormoni, governa gli equilibri di molte funzioni dell'organismo, dalla crescita alla riproduzione, dalla funzione della tiroide a quella del surrene. Quando a causa di un tumore benigno questi ormoni sono liberati in quantità eccessive, si verificano sintomi dovuti all'iperattività dell'organo interessato (per esempio la tiroide o il surrene); altre volte prevalgono i disturbi legati alla crescita della massa in questa posizione delicata, dove passano anche vie nervose importanti per la vista.
  • Craniofaringiomi
    Si sviluppano sulla sella turcica, la depressione ossea su cui poggia l'ipofisi, a partire da formazioni di origine embrionale; per questo sono più frequenti tra i bambini, nei quali possono provocare mal di testa o altri sintomi dovuti alla compressione degli organi vicini, soprattutto l'ipofisi.
  • Insulinomi
    Sono tumori benigni che possono crescere come masse isolate o in maniera diffusa (iperplasia) a partire dalle cellule beta del pancreas, addette alla sintesi di insulina. L'eccessiva quantità di questo ormone può portare a vere e proprie crisi ipoglicemiche o determinare altri disturbi più lievi dovuti alla carenza di zuccheri nel sangue.
  • Mixomi
    Anche nel cuore, per quanto assai raramente, possono formarsi tumori benigni (localizzati più facilmente nell'atrio che nel ventricolo, e più spesso in quello sinistro che non nel destro). La loro presenza spesso passa inosservata fino a che non ostruiscono il passaggio del sangue oppure producono emboli che possono raggiungere i polmoni, il cervello o altre parti del corpo oppure, ancora, possono provocare un malessere diffuso con febbre.
  • Fibromi uterini
    In termini medici si chiamano leiomiomi e derivano dal tessuto muscolare che costituisce l'utero. Forme simili possono sorgere anche a livello del tubo digerente, dove possono ostacolare la digestione. La maggior parte delle donne con l'età sviluppa uno o più fibromi uterini, che per lo più non danno disturbi, ma a volte possono favorire emorragie od ostacolare il concepimento.
  • Cisti ovariche
    Nell'ovaio si possono formare varie masse di diversa origine ma di natura benigna. Quando crescono di dimensioni possono provocare dolori addominali o mal di schiena, alterare la regolarità del ciclo o rendere dolorosi i rapporti sessuali.
  • Polipi nasali
    Come i polipi intestinali, anche quelli che si formano nel naso derivano da un'eccessiva proliferazione della mucosa di rivestimento, ma all'origine del fenomeno c'è di solito un'infiammazione. Non c'è il rischio che col tempo la formazione diventi cancerosa; il problema è invece più delle volte l'interferenza con la respirazione.
  • Noduli tiroidei
    Nel tessuto della tiroide si possono facilmente formare noduli. Spesso sono cisti di natura non tumorale. Quando invece dipendono da un'eccessiva proliferazione delle cellule (adenoma) possono, talvolta, determinare un ipertiroidismo.
  • Noduli delle corde vocali
    In molti casi non sono di natura tumorale, ma dipendono da uno scorretto uso della voce, soprattutto in chi la usa molto per ragioni professionali (cantanti, insegnanti eccetera). Su queste lesioni si possono formare anche polipi benigni: in entrambi i casi l'effetto è un'alterazione della voce.

Tumori benigni del cervello

La maggior parte dei tumori che si sviluppano nel cervello e nel sistema nervoso si possono considerare benigni dal punto di vista istologico, nel senso che le loro cellule, pur proliferando oltre il dovuto, conservano l'aspetto di quelle da cui hanno avuto origine e non tendono a dare metastasi.
Quelli che si sviluppano all'interno della scatola cranica e della colonna vertebrale, però, non potendo espandersi liberamente, tendono a comprimere le strutture vicine, provocando disturbi anche gravi. Per questo vanno curati: quasi sempre si possono asportare chirurgicamente, e in questo caso di solito la guarigione è definitiva, perché i tumori benigni in genere non si riformano; nei rari casi in cui sono situati in una posizione che non è raggiungibile con il bisturi, si cerca di ridurne il volume usando varie tecniche di radioterapia. La chemioterapia invece, per i tumori benigni, non si usa praticamente mai. Spesso può invece servire una cura a base di cortisone che riduce il gonfiore e quindi la pressione della massa sulle strutture circostanti.

Per i tumori benigni ci vuole sempre il bisturi?

Il trattamento per ciascun tumore benigno è variabile da caso a caso. Tranne le formazioni che col tempo potrebbero degenerare diventando maligne, le altre potrebbero non richiedere alcuna cura. Un piccolo angioma a livello del fegato o del braccio, per esempio, può essere ignorato, ma se la massa è di dimensioni tali da diventare deturpante o pericolosa, è opportuno trattarla.
Lo stesso vale per il più comune dei tumori benigni, il lipoma, che si forma a partire dal tessuto adiposo, più spesso sul collo, sul dorso, nelle ascelle, sulle natiche, sulle cosce e sulle braccia, ma può nascere in qualunque parte del corpo. Spesso la sua presenza non richiede nessun tipo di trattamento, ma può valere la pena di toglierlo per ragioni estetiche oppure se, per la sua posizione, provoca fastidio o dolore. Le indicazioni all'intervento chirurgico per un tumore benigno diventano ovviamente più forti quanto più la massa in sé, o le sostanze che produce, interferiscono con le funzioni essenziali dell'organismo.

I fibromi uterini vanno sempre operati?

Quattro donne su dieci entro i 40 anni, e più della metà di loro negli anni successivi, sviluppano a livello dell'utero almeno un fibroma, più correttamente detto leiomioma. Nella maggior parte dei casi queste formazioni, che spesso sono multiple, non provocano disturbi e quindi non richiedono nessun tipo di intervento. Talvolta, però, possono provocare perdite tra un ciclo e l'altro oppure mestruazioni particolarmente abbondanti, che nei casi più gravi possono portare ad anemia. Quando sono di maggiori dimensioni possono comprimere gli organi vicini provocando dolori addominali, stipsi o necessità di urinare spesso. Talvolta possono ostacolare il concepimento.
Il tipo di cura dipende dall'entità di questi disturbi, dall'età e dalle condizioni generali della donna, oltre che dal suo desiderio di avere ancora figli: a volte non occorre alcun trattamento, in altri casi il ginecologo potrà prescrivere farmaci di natura ormonale, per bocca o rilasciati da un dispositivo intrauterino, in altri ancora si potrà decidere di intervenire senza urgenza, soppesando rischi e benefici per l'asportazione della massa. L'intervento, che può limitarsi a togliere il solo fibroma o estendersi a tutto l'utero, può avvenire in maniera mininvasiva, spesso attraverso la vagina. Negli ultimi anni si è diffusa, per le donne che non vogliono o non possono sottoporsi ad intervento, anche l'embolizzazione dell'arteria uterina, una tecnica che blocca il flusso sanguigno e quindi l'apporto di ossigeno ai fibromi.

Conseguenze sulla salute di un tumore benigno

La presenza di un tumore benigno può restare nascosta per anni, così come manifestarsi attraverso una lunghissima serie di sintomi di svariata natura. A volte i disturbi possono indirizzare facilmente verso la loro causa, altre volte è difficile anche per i medici capire da che cosa dipendono.
Le cellule dei tumori benigni che hanno origine da ghiandole endocrine di solito conservano la capacità di produrre gli ormoni per cui sono predisposte. Ecco quindi che alcuni noduli della tiroide (detti adenomi tossici di Plummer) possono aumentare la concentrazione di ormoni tiroidei nel sangue provocando tremori, tachicardia, ansia, insonnia o diarrea. In altri casi l'iperattività del nodulo inibisce le cellule del tessuto sano per cui la quantità totale di ormoni prodotti non è tale da provocare sintomi.
Quando a proliferare eccessivamente sono invece le cellule beta del pancreas, quelle che producono insulina, sono i livelli di questo ormone a crescere. Si verifica così una situazione opposta a quella del diabete di tipo 1, in cui queste cellule sono distrutte: invece di aumentare gli zuccheri nel sangue, gli insulinomi provocano crisi di ipoglicemia.
C'è anche una forma di diabete che può essere provocato da un tumore benigno. È il cosiddetto diabete insipido, provocato da un'inappropriata produzione di ormone antidiuretico da parte delle cellule dell'ipofisi, una ghiandola posta alla base del cranio, proprio dietro al naso. Altri adenomi dell'ipofisi possono restringere il campo visivo per compressione dei nervi ottici oppure indurre l'insorgenza di altre sindromi, come il gigantismo o l'acromegalia per eccessiva sintesi di ormone della crescita o la sindrome di Cushing per eccessiva stimolazione degli ormoni surrenali. Questa condizione si associa a un aumento della pressione arteriosa, fenomeno che nella stragrande maggioranza dei casi avviene spontaneamente con l'età, ma che in un piccolo numero di pazienti, in cui si parla di ipertensione secondaria, può dipendere anche da tumori benigni di diverso tipo.
 

Infine, perfino le embolie possono essere indotte da tumori benigni, quando nell'atrio destro o sinistro del cuore si forma un tumore benigno chiamato mixoma, da cui si staccano piccoli frammenti che vanno a ostruire i vasi sanguigni. Si tratta di una condizione molto rara, che può dare segno di sé anche in maniera meno drammatica, attraverso altri disturbi poco specifici, come stanchezza o difficoltà a respirare. Anche in questi casi il tumore può essere rimosso con un intervento chirurgico.

MOLTO UTILE L'USO QUOTIDIANO DI:

Carote e pomodori abbassano il rischio di tumoreLe donne che hanno nel sangue alti livelli di carotenoidi, contenuti in molti tipi di frutta e verdura, hanno un rischio minore di sviluppare il carcinoma della mammella, soprattutto quello negativo per i recettori ormonali

Carote e pomodori abbassano il rischio di tumore

I carotenoidi, come α e β-carotene delle carote, sono una classe di pigmenti naturali contenuti in moltissimi tipi di frutta e di verdura. Diverse ricerche ne avevano già dimostrato le proprietà antitumorali, ma ciascuno studio si era concentrato  solamente su alcuni degli oltre 600 tipi esistenti. Ora, in una meta-analisi pubblicata sul Journal of the National Cancer Institute, un gruppo di ricercatori della Harvard Medical School mette insieme i dati relativi all'effetto sui tumori del seno di tutti i principali tipi di carotenoidi – α-carotene, β-carotene, il licopene contenuto, per esempio, nei pomodori, la luteina e la xenantina delle verdure verdi – dimostrando una forte correlazione tra la presenza di queste sostanze nel sangue e una diminuzione del rischio di sviluppare carcinomi mammari. I risultati indicano che potrebbero rappresentare un importante fattore di prevenzione soprattutto nel caso di tumori negativi per i recettori degli estrogeni (Er-), un tipo di cancro dalla prognosi particolarmente infausta.
Lo studio. I ricercatori hanno preso in esame otto dei maggiori studi in questo campo, che insieme contengono circa l'80% dei dati pubblicati sulla relazione tra i livelli di carotenoidi nel sangue e il rischio di sviluppare tumori su un totale di 3.055 pazienti. Gli autori hanno anche analizzato di nuovo, indipendentemente, venti casi, per poter annullare le possibili discrepanze nei metodi di analisi.
I risultati. E' emerso che in oltre 3.000 donne era riscontrabile una associazione inversa, e statisticamente rilevante, tra i livelli di tutti i tipi di carotenoidi presenti nel sangue (con l'esclusione della sola β-criptoxantina) e il rischio di sviluppare un tumore del seno. “L'associazione inversa riscontrata per i tumori Er-negativi evidenzia l'importanza fondamentale dei carotenoidi, che sono quindi uno dei primi fattori di prevenzione scoperti per questi tumori così pericolosi”, scrivono gli autori. Nel caso dei tumori positivi per i recettori degli estrogeni (Er+) i risultati sono meno evidenti, ma i ricercatori ritengono che potrebbe dipendere dalla forte associazione tra queste neoplasie e i fattori di rischio ormonali, una relazione forte che potrebbe nascondere l'effetto dei carotenoidi.


CAROTENOID COMPLEX


I carotenoidi di origine naturale preservano la salute
 
I carotenoidi sono sostanze molto diffuse nei vegetali e conferiscono il colore giallo, arancione o rosso alla frutta e alle verdure quali le carote, i pomodori, le albicocche, le arance, i peperoni, ecc.
Quale quantità di beta-carotene e di carotenoidi ci occorre ?
Gli studi effettuati a livello mondiale hanno mostrato che a scopo preventivo occorrono almeno 6 mg di beta-carotene al giorno. In pratica però ne assumiamo tramite gli alimenti appena 1,5 mg !
Qual’è l’opinione della ricerca ?
Quali benefici ci offrono i carotenoidi in caso di un apporto ottimale per lungo termine ?

 

Riduzione fino al 50% del rischio di malattie cardiovascolari

 

Riduzione del rischio di cataratta

 

Diminuzione della fotosensibilità cutanea

 

Riduzione del rischio di determinate forme tumorali

 
D’altra parte, il beta-carotene sintetico contiene soltanto una delle forme del carotene e non la miscela dei diversi carotenoidi presenti in natura. Orbene sembra che soltanto questa ricca miscela naturale di carotenoidi ci procuri gli stessi benefici dei carotenoidi contenuti negli alimenti.
Carotenoid Complex : è il maggiore integratore ricco in carotenoidi.
I carotenoidi sono i colori naturali che vediamo negli alimenti vegetali come il rosso dei pomodori, il giallo della zucca, l'arancio delle carote; piante verdi come ad esempio gli spinaci ne contengono, ma sono coperti dalla clorofilla.
Sono la fonte principale e più pura della vitamina A.
Gli studi fatti dal Dott. Lester Packer, ricercatore di fama mondiale nello studio degli antiossidanti con il supporto della Dott.ssa Anna Carughi e del Dottor Fred Hooper, hanno portato alla costruzione di Carotenoid Complex.
Integratore unico che fornisce, in ogni capsula, la dose completa dei carotenoidi.
Per assumere quotidianamente la dose minima raccomandata di questi alimenti, si deve mangiare nove porzioni di frutta e verdura colorate; teniamo peraltro conto che patate, mele, pere e agrumi, alimenti tra i più consumati in Europa, non contengono carotenoidi.
L'elemento più conosciuto è il beta carotene, ma oggi sappiamo che la famiglia dei carotenoidi ha circa 600 elementi, la cui struttura familiare consente ad ognuno di apportare i massimi benefici.
Carotenoid Complex contiene :
alfa-carotene
beta-carotene
gamma-carotene
zeta-carotene
licopene
luteina
criptoxantina
oltre ad altri carotenoidi naturali
 

Questi elementi provengono da estratti di frutta e verdura provenienti da colture biologiche.
Dalle materie prime, alla loro lavorazione, tutto è accuratamente controllato per fornire un prodotto unico e sicuro.
Questo ci consente di garantire la purezza su cui fare affidamento ed i più elevati standard di livello qualitativo.
La preparazione meticolosa con cui sono elaborati gli ingredienti integrali, secondo le regole specifiche Gnld, ci permette di ottenere i massimi benefici nutrizionali.
La tecnologia più avanzata, applicata alla preparazione, segue iter meticolosi e l'incapsulazione avviene in ambienti privi di ossigeno per evitare l'ossidazione degli elementi nutritivi.
 

Ad ogni passo della produzione sono fatti accurati controlli per avere un prodotto d'alta qualità.
Sono più di 30 anni che, la ricerca scientifica, ha scoperto i benefici che queste sostanze portano alla salute dell'uomo, fornendo all'organismo le difese da malattie devastanti quali :
  • tumori al polmone
  • Tumore alla cervice dell'utero (provocata dalla mancanza di luteina)

  • Tumori provocati da elementi chimici


Benefici riconosciuti al Carotenoid Complex :
 


 
Gli studi clinici condotti sull'uomo, confermano l'innalzamento delle cellule Nk (Le cellule NK , natural killer, costituiscono una sotto-popolazione di linfociti, distinta dai linfociti T e B, in grado di uccidere cellule infettate da virus e cellule tumorali, oltre che a produrre citochine, in particolare IFN.  
Il loro nome deriva dal fatto che tali cellule, in vitro, sono in grado di uccidere numerosi tipi di cellule bersaglio senza bisogno di alcuna attivazione o immunizzazione; tuttavia se poste a contatto con IFN, o IL-12 aumentano fino a 100 volte la loro attività killer di ben il 21% dopo soli 20 giorni di integrazione, mentre i linfociti T si innalzano addirittura del 37%.



Le malattie cardiache, provocate dalla ossidazione delle lipoproteine che facilitano il deposito di placche nelle arterie, in particolare delle LDL (lipoproteine a bassa densità) trovano in carotenoid complex un ottimo aiuto poiché protegge i tessuti cardiovascolari e inibisce la formazione di placche arteriose.

Si può bloccare la maculopatia, una degenerazione delle cellule visive nella zona centrale della retina, che può portare alla cecità, cosi come protegge e rinforza la cataratta.

I carotenoidi proteggono la pelle dall’aggressione del sole e dalla fotosensibilità (ipersensibilità alla luce) aumentando la produzione di melanina.

Rinforzano il sistema immunitario

Sono dei potentissimi antiossidanti a livello cellulare, le loro biomolecole sono le più efficaci nel neutralizzare le molecole reattive di ossigeno, i radicali liberi.
Protegge la parte lipidica (grassa) della cellula, del DNA ed altri elementi.
Unito a: Germe di Grano, Formula IV e Aloe Vera Plus riesce ad alleviare le sintomatologie provocate dal morbo di Parkinson, che colpisce prevalentemente gli uomini e dal morbo di Halzheimer, che colpisce prevalentemente le donne.
Carotenoid Complex è, dunque, un prodotto unico, studiato e analizzato dal Ministero dell'Agricoltura Americano e dall'Istituto Americano per la Cura e la Prevenzione delle Malattie.
Carotenoidi e Sistema Immunitario
E' stato anche testato dal Ministero della Sanità Americana che ha ospitato presso una clinica un gruppo di persone a campione per età, struttura fisica, stile di vita, estrazione sociale e sesso per controllare il loro sistema immunitario .
 
Indicando a 100 il valore medio, hanno iniziato a togliere a queste persone la frutta e la verdura colorata e dopo un mese hanno costatato che il loro sistema immunitario era calato di 27 punti. Hanno somministrato alla metà di queste persone il beta carotene e il valore era salito di 10 punti, arrivando a -17. All’altra metà sono state somministrate 3 capsule al giorno di carotenoid complex e dopo solo 10 giorni il loro valore aveva raggiunto il valore medio, superandolo dopo altri 10 giorni di 10 punti, totalizzando un incremento di 37 punti in 20 giorni.
L'utilizzo del Carotenoid Complex è utilissimo peraltro in tutte quelle situazioni in cui le difese immunitarie sono basse (stress, depressione, positività all'hiv con immunodeficienza).
Carotenoid Complex è stato il tema di numerosi convegni scientifici in tutto il mondo come alla New York Accademy of Science. Ad ulteriore conferma della sua unicità, il prodotto è coperto dal brevetto (n. 2,274-235) rilasciato dalle autorità britanniche. 

 
 
 

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